Oggi si parla di Karma in molti contesti e anche sconsideratamente. Non perché vi sia blasfemia nel nominarlo quanto perché spesso e volentieri si creano dei luoghi comuni, dei miti o semplicemente delle convinzioni sbagliate. Lo si sente in continuazione, “questo è il karma!”, “è colpa del karma”, “menomale che il karma esiste” – in qualsiasi contesto, dal più positivo al negativo.
Questo perché si ritiene che il karma possa ricompensare in base alla propria condotta, o possa punire proprio in sua funzione durante la vita attuale. Il karma può generare energia positiva, pensieri gentili, buone e altruistiche azioni, e questo spiritualmente non è soltanto un atteggiamento da intraprendere per la soddisfazione della ricompensa quanto quello di entrare in armonia con le energie positive, con i flussi vitali positivi.
Il karma nelle religioni
Il karma – in realtà – non è un sistema di giustizia morale. Karma è il termine sanscrito che significa “azione”, e va collocata nell’induismo oggi più che mai, ma le sue origini derivano dal buddismo. Nell’induismo si crede che l’anima sopravviva alla morte e rinasca in un nuovo corpo, ereditando il karma della vita passata.
Nel buddismo è un po’ diverso. Buddha insegnò che non esiste un’anima, non c’è un sé. Invece, il buddismo spiega le esperienze comuni degli esseri senzienti attraverso: forma, sensazione, percezione, pensiero e coscienza. Queste cose non sono però ciò che ci rappresenta, sono il modo in cui si forma una personalità attraverso l’interazione con il mondo percettibile. Dunque se non vi è un “sé” permanente, un karma permanente che rimane con noi nel presente ed in tutte le vite precedenti vissute fino ad ora.
Molte tradizioni religiose, in particolare le religioni abramitiche emerse in Medio Oriente mettono la ricompensa e la punizione per le azioni umane nelle mani di un dio. Al contrario, l’induismo, buddismo e giainismo vedono il karma come una legge naturale e universale. Nessuna volontà divina o agente esterno interviene nel rapporto dell’atto morale, dipende dal nostro sé, induista o buddhista che sia.
Karma nella tua vita quotidiana
Sebbene le sue specificità siano diverse in base alle religioni, il karma generalmente denota però un ciclo di causa ed effetto: ogni azione compiuta da una persona la influenzerà in futuro. Questa regola si applica anche ai pensieri e alle parole di una persona e alle azioni che altre persone intraprendono sotto le istruzioni di quella persona.
Capita però che le persone usino la parola “karma” in modi che non sono del tutto coerenti con il suo significato tradizionale, ad esempio per indicare: fortuna, destino o fato. Il karma è anche usato in modo improprio per spiegare e giustificare le difficoltà improvvise della vita, definizioni tutte un po’ superficiali, il cosiddetto “karma negativo”.
Per quanto riguarda la vita futura, soltanto in base alle nostre affinità religiose possiamo essere sicuri o meno della causa-effetto. D’altronde fare troppo affidamento sul karma è anch’esso un atto religioso e le sue origini risalgono al periodo vedico dell’India nord-occidentale, ed è proprio alla cultura vedica (o Vedismo) che possiamo parlare oggi di karma.
Non esiste un karma positivo o un karma negativo, così come non esiste un concetto generale o una dell legge del karma, perché come abbiamo visto in base all’occhio spirituale con cui si osserva le implicazioni possono variare. Sappiamo però che la parola karma indica qualcosa di importante, che si riferisce all’azione della vita, così come anche all’azione virtuosa volontaria.
Non possiamo pretendere di conoscere la legge universale, né tantomeno la legge karmica. Le nostre vite precedenti potrebbero davvero intervenire in qualche modo sul nostro karma, allo stesso tempo potrebbe anche non essere così e le nostre vite future potrebbero dover partire da zero, ma ciò che resta nella vita vita sono le azioni compiute da te come essere senziente.